martedì 10 giugno 2014

A giant in the seafloor: the Calypso corer

Imagine to be on the stage of a sci-fi movie, or of a documentary with David Attenborough: this was what I was feeling like when I witnessed the deployment of the Calypso corer into a nearly 1,5 km deep sea South-West of Spitsbergen.
A corer is a device for sampling sediments into the seafloor. It comes in many different types and sizes, but the giant of the family is absolutely the Calypso corer, and yesterday afternoon the technicians of G.O. Sars were deploying one of this giant just in front of me.

Calypso corer outboard
(Image: G. Realdon)

The barrel linked with the weight (32 tons)
(Image: G. Realdon)
 Calypso is a piston corer, that is a long steel tube (the barrel) with a few tons weight on top and a piston inside. When the corer is near the seafloor, a trigger makes the tube cut into the sediments under its weight and make the piston rise at the same time, so that the barrel sinks more easily.
The Calypso on board the G.O. Sars is more than 20 m long and is normally lying on the deck of the ship alongside the starboard. Before the deployment, a mechanism transfers the tube outboard where it is connected with the weight and with a Kevlar cable, then turned vertical and launched into the sea.
Do you remember the imaging of the seafloor described in the previous post? It was made specifically to find the right location for the cast of the corer. One cannot make mistakes, the corer is difficult to operate… and very expensive too!
Anyway a bit of luck is necessary, and yesterday the team of engineers, technicians and geologists had their share of luck. The sea was calm, all the operations ran smoothly and the corer returned on the deck.

Calypso is deployed into the sea. The oblique bar on the left is part of the trigger
(Image: G.Realdon)

Calypso is being recovered
(Image: G. Realdon)

And then, what about the core? 
We were all hopeful and some of the experts were making guesses about its length, but the verdict came when the core – with its plastic liner - was extracted from the barrel and cut into sections about 1 m long.
The core sections, carefully sealed and labeled with the identifying data, begun to accumulate on a shelf… and continued to add beyond expectation!
Finally the recovered core was outstandingly good and long: I could see the satisfaction in the eyes of geologists and technicians. Everybody in the deck was smiling, joking and cheering.
It was really a great emotion to witness this event!

The recovery of Calypso
(Image: G. Realdon)

Immaginate di essere sul set di un film di fantascienza, oppure di un documentario di David Attenborough: questo è ciò che ho provato quando ho assistito alla calata del carotiere Calypso nel mare, profondo circa 1,5 km, a Sud-Est di Spitsbergen.
Il carotiere è un dispositivo per raccogliere sedimenti dal fondo marino. Ne esistono di diversi tipi e misure, ma il gigante della famiglia è senz’altro il carotiere Calypso, e ieri pomeriggio i tecnici della G.O.  Sars stavano calando uno di questi giganti proprio davanti ai miei occhi.
Calypso è un carotiere a pistone, cioè un lungo tubo di acciaio (il barrel) con un peso di qualche tonnellata attaccato sopra ed un pistone scorrevole dentro.
Quando il carotiere è vicino al fondale, un grilletto (trigger) fa sì che il tubo sia spinto dentro i sedimenti dal suo stesso peso e che il pistone risalga, agevolando la discesa del barrel.
Il Calypso a bordo della G.O. Sars è lungo oltre 20 m e normalmante sta disteso lungo il ponte della nave vicino alla murata di sinistra. Prima della calata a mare un meccanismo trasferisce il barrel fuori bordo, dove viene fissato al peso e a un cavo di Kevlar, poi il tutto viene ruotato in posizione verticale  e calato in mare.
Vi ricordate l’imaging del fondo marino che ho raccontato nel post precedente? Era stato fatto appositamente per trovare la giusta posizione per la calata del carotiere. Non si possono fare errori e il carotiere è difficile da movimentare… e anche molto costoso!
In ogni caso ci vuole anche un po’ di fortuna, e ieri pomeriggio la squadra di ingegneri, tecnici e geologi ne ha avuta abbastanza. Il mare era calmo, tutto è andato liscio ed il carotiere è tornado sano e salvo sul ponte.


Core sections are labelled and stored
(Image: G. Realdon)

E con la carota, com’è andata a finire?
Eravamo tutti fiduciosi e gli esperti facevano scommesse sulla sua lunghezza, ma il verdetto è arrivato solo quando la carota – con il suo rivestimentodi plastica (liner) – è stata estratta dal barrel e tagliata in sezioni  di un metro.
Le sezioni, accuratamente sigillate ed etichettate con i loro dati identificativi, hanno iniziato ad accumularsi su uno scaffale… ed hanno continuato ad aggiungersi oltre le aspettative!


Cheering after the success
(Image: G. Realdon)

Alla fine la carota estratta era notevolmente lunga e di buona qualità: potevo leggere la soddifazione negli occhi dei geologi  e dei tecnici.
Tutti quelli che erano sul ponte sorridevano, scherzavano e si congratulavano per il risultato.
È stata davvero una grande emozione poter assistere a questo evento!

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